LA GRANDE FAMIGLIA GERARCHICA DEI TEMPLARI
Il “popolo” templare era molto numeroso. Malgrado che solo coloro che erano stati accettati pronunziando i tre voti (obbedienza, castità e povertà) potessero denominarsi come “fratelli del Tempio” esisteva un gruppo molto più esteso di persone che, pur senza aver pronunciato i voti, erano uniti in varia misura all’Ordine, collaborando alle sue finalità e alle sue azioni.
La gerarchia dei fratelli era ordinata secondo le diverse funzioni della società feudale: coloro che combattevano (cavalieri e sergenti), coloro che pregavano (i cappellani), coloro che lavoravano (fratelli di mestiere). Vi era anche un riferimento alla tradizionale organizzazione monastica dei cistercensi con lo schema dell’organizzazione monastica: fratelli del convento (rappresentati da cavalieri, sergenti e cappellani) e i fratelli di mestiere. Questo schema era certo stato definito da Bernardo da Chiaravalle. Infine esisteva una distinzione giuridica tra nobili e non nobili, corrispondente alla separazione tra cavalieri e sergenti. Gli unici con ordinazione sacerdotale erano i cappellani. Innocenzo II aveva autorizzato sin dal principio l’Ordine Templare ad avere propri sacerdoti e non dipendere da sacerdoti esterni. I sacerdoti templari portavano la tonsura e indossavano un mantello di bigello, sorta di panno grossolano. Doveva essere presente almeno un cappellano in ogni commenda. I fratelli combattenti formavano il convento dell’ordine. Il termine convento indicava all’inizio l’insieme dei cavalieri e dei sergenti d’arme; negli ultimi anni il significato di convento si restrinse al gruppo dirigente dell’ordine. Solo la categoria dei cavalieri poteva combattere a cavallo e possedeva il patrimonio e le capacità tecniche per farlo. Anche i sergenti potevano combattere a cavallo, ma avevano armi più leggere e non erano schierati in prima linea. La differenza, quindi, non era solo basata sulle capacità tecniche, ma anche sulla ricchezza. L’equipaggiamento di un cavaliere costava molto di più di quello di un sergente. Per essere ammessi come fratelli cavalieri bisognava o essere figli di cavalieri o essere già stati in precedenza investiti cavalieri. Non si veniva investiti cavalieri nell’ordine, ma occorreva esserlo stati prima. Questo poteva avvenire anche poco prima. Ad esempio alcuni, come Gérard de Causse, furono investiti cavalieri il giorno stesso, ma prima dell’investitura a fratello templare.
I fratelli di mestiere. Si trattava di sergenti non combattenti ma che si occupavano di lavori manuali come quelli agricoli. Erano rappresentati anche da artigiani, fabbri, carpentieri, armaioli e così via. Gli associati. Questi erano persone legate al Tempio per motivi diversi, senza iniziazione a fratello, ma con una sorta di contratto associativo. I fratres ad terminum erano i più benestanti. I cavalieri a termine si univano al Tempio per un periodo di tempo limitato (una crociata o una campagna d’arme). Per tutto il periodo di adesione condividevano tutti gli obblighi e i doveri dell’ordine. Al termine del loro servizio lasciavano all’ordine la metà del valore del proprio cavallo. Esistevano anche cappellani ad terminum che assicuravano i servizi religiosi solo per un periodo determinato di tempo. I fratres ad succurrendum invece era una categoria di persone che facevano promessa di aderire all’ordine nel futuro. Gli oblati erano ancora persone che si donavano all’ordine, ma senza pronunciare i voti, con la promessa di concedere i propri beni in eredità, alla propria morte.
Esistevano anche i confratelli, una categoria di persone che intrattenevano con l’ordine legami meno rigidi. Costoro non entravano nell’ordine, ma ne condividevano lo spirito e si impegnavano a versare al Tempio una rendita annuale, anche piccola. I confratelli costituivano a tutti gli effetti una sorta di società di mutuo soccorso con l’ordine in cambio dei suoi benefici spirituali. Probabilmente fu questo il legame che Dante intrattenne con l’ordine del Tempio e che spiega le sue numerose manifestazioni di affezione ai fratelli templari.